Surrealismo e Futurismo Liberty a Milano

Un viaggio retrò

Una piacevole giornata milanese, dà modo ai visitatori di svincolarsi dalle mete consuete e di intraprendere un itinerario dai risvolti retrò, andando per mostre.

Tre location per due esposizioni dalle caratteristiche uniche: partendo dal Mudec (Museo delle Culture di Milano), il quale ospita i capolavori di Dalì, Magritte e il Surrealismo appartenenti al Museo Boijmans Van Beuningen. La strabiliante architettura sposa perfettamente le opere esposte. L’atmosfera onirica che stupisce e si ravviva ad ogni sala è di rara bellezza ed intensità.

Lavori bizzarri, d’avanguardia, talvolta piacevolmente inquietanti (si suggerisce, a questo proposito, una visita lontana dagli orari più gettonati, per assaporare completamente le atmosfere soffuse), alla (ri)scoperta di un movimento unico nel suo genere, che tentò – con successo – di varcare limiti e convenzioni, confrontandosi con la questione coloniale e dando vita ad un vero e proprio surrealismo etnografico. Memorabile, in questo senso, il manifesto “Ne visitez pas l’Exposition coloniale” firmato, nel 1931, da Breton ed Éluard.

Il percorso si distingue dai più recenti eventi dedicati ai surrealisti, nel volerne dare un ritratto completo, ospitando dipinti conosciutissimi ed altri meno noti, accompagnandoli a lavori di grafica, fotografie, sculture e ad un superbo excusus editoriale.

Il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam è uno dei principali musei olandesi con un’ampia collezione che spazia dal Medioevo ai giorni nostri. A partire dagli anni Cinquanta, si decise che il surrealismo sarebbe stata la corrente portante della collezione permanente, con esposizioni dedicate a Magritte e Dalì negli anni Sessanta e Settanta.

Lanciato, ufficialmente, con il celebre Manifesto del 1924 (ammirabile in mostra), il Surrealismo si prefigge di cambiare la forma mentis di artista e fruitore, iniziando dai sobborghi di Parigi, primo luogo di incontro di artisti e scrittori, aderenti da tutto il mondo. Figlio del Movimento Dada che lo aveva preceduto, l’impulso surrealista mutuò molte idee anarchiche e sovversive.

Non tragga in inganno, tuttavia, la scelta dei tre Maestri cardine scelti per dal titolo all’esposizione, la quale ospita decine di capolavori in bilico tra sogno e realtà, nati dalle menti più geniali del tempo. La “mente che sogna” freudiana è, infatti, al centro dei tableaux di Paul Delvaux, della grafica di Max Ernest o Kristians Tonny, così come delle immagini disturbanti di Hans Bellmer.

Imperdibile sotto ogni punto di vita, “Dalì, Magritte, Man Ray e il Surrealismo”, è accompagnata da un esaustivo catalogo, edito da 24Ore Cultura che permette di “riviverla” ogni qualvolta lo si desideri.

L’itinerario milanese continua e ci porta in centro città per “FuturLiberty”, una mostra diffusa ospitata nelle sale del Museo del Novecento (polo nazionale d’elezione per l’arte futurista) ed a Palazzo Morando (Museo di Costume, Moda e Immagine, distante qualche minuto a piedi).

L’esposizione prende spunto dalle parole di un volantino redatto da Filippo Tommaso Marinetti nel 1914, nel quale si scaglia contro quegli artisti d’oltremanica che considera “passatisti”: William Morris, Oscar Wilde ed i Preraffaelliti; esortando l’amico futurista inglese Nevinson all’attacco. Di fatto, questa presa di posizione dà il via al movimento Vorticista che viene messo a confronto con il Futurismo, proprio da questa riuscita esposizione.

Ricca di oltre 200 opere, in arrivo dall’Italia e da Londra, la rassegna indaga il legame tra pittura ed arti applicate con autori quali: Boccioni, Balla, Severini, Carrà i quali si confrontano con velocità e dinamismo, nonché con i tessuti della Morris & Co. (pezzo cardine dell’intera mostra che va assaporata in entrambe le location) e con i soli due numeri della rivista “Blast”, nome voluto dal firmatario Ezra Pound.

Voluta la scelta del termine “liberty” per il titolo, a rafforzare la comparazione tra quel che avveniva in Italia e le differenze con altri Paesi, giocando – altresì – con il nome dell’emporio londinese ideato da Arthur Lasenby Liberty, nel 1875, ed ispirato all’Arts and Crafts Movement di Morris.

Dipinti, disegni, mobili, vestiti ed arazzi che scrutano il rapporto tra gli artisti presi in esame e la “luce”. Coronano la mostra le immagini proiettate della Milano liberty con dettagli ed architetture mozzafiato ad opera di ingegneri indimenticabili come il Sommaruga. Senza dimenticare, per appassionati di David Bowie e non, una chicca estremamente gradevole dedicata al mito di Ziggy Stardust.

Accompagna la mostra una guida edita da Electa per ammirare, ancor più da vicino, i mirabili dettagli delle singole opere esposte.

Emanuela Borgatta Dunnett