Intervista a Lorenza Faccioli

Dopo L’Eredità e Lo Specchio https://www.meer.com/it/62507-intervista-a-lorenza-faccioli, Lorenza Faccioli torna con un libro ricco di suggestioni.
Opera nata, come afferma lei stessa, a causa di un errore commesso durante il periodo di lockdown, Misteri e Storie Piemontesi si rivela una lettura appassionante, in bilico tra fiction ed elementi storici, senza dimenticare un briciolo di suspence.
Dopo il successo ottenuto all’ultimo Salone del Libro di Torino, abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchiere con l’autrice, per scoprire nuovi dettagli ed anticipazioni.
Come collocheresti il ‘nuovo nato’ nella tua bibliografia?
Domanda alla quale trovo difficoltà a rispondere. Ho scritto tre libri, due romanzi e l’ultimo che raggruppa venti racconti. Ognuno occupa un posto speciale nel mio cuore e quindi di ardua collocazione anche nella bibliografia.
“L’Eredità” è il primogenito, quindi nutro per lui un affetto particolare, “lo Specchio” è stato una scommessa per la tipologia di storia, quindi non riesco a considerarlo secondo al precedente, “Misteri e storie torinesi” è l’ultimo nato, per me una novità, perché scrivere racconti è più difficile che realizzare un romanzo. In poche pagine è necessario iniziare e terminare una storia con un contenuto che lo renda avvincente e racchiuda tutto ciò che è presente in più di cento pagine. Non è possibile inserire troppe descrizioni che consentono al lettore di entrare anche a livello visivo nella storia raccontata, ma è necessario coinvolgerlo ugualmente affinché viva la narrazione e si senta partecipe.
Di conseguenza l’unica soluzione che vedo è quella collocare il ‘nuovo nato’ al terzo posto, ma solo per un fattore temporale di pubblicazione.
Puoi dirci qualcosa sulla genesi delle singole ‘suggestioni’? Ve ne è stata una che ti ha convinta a continuare ed ha fatto da apripista?
Questo libro è nato per un mio errore. Durante il lockdown del 2020 non riuscivo a scrivere. Iniziai un romanzo, ma dopo la stesura di due capitoli mi arenai, vivevo male la situazione in cui mi trovavo, mi sentivo prigioniera, pur essendo consapevole di ciò che stava accadendo.
Decisi quindi di dedicarmi alla partecipazione a concorsi letterari con il romanzo precedente. Ne trovai uno dov’era richiesto l’invio di un racconto inedito. Pensai che avrei potuto provare a scriverlo. Immaginai la Torino deserta e mi venne in mente il monumento di Vittorio Emanuele II che si erge sopra due importanti corsi della città. Pensai al fatto che abituato a vedere scorrere il traffico ai suoi piedi, in quei giorni si trovava a osservare la desolazione. Scrissi quindi una storia, ovviamente a carattere giallo/misteriosa. Mi parve simpatica e quando tentai d’inscrivermi al concorso, mi resi conto che la data ultima per sottoporre gli elaborati era scaduta da qualche mese. Fui stupita a non averci fatto caso prima, ma forse era un segno del destino che mi diceva di scrivere altri racconti ispirati a “qualcosa” di Torino. Da questo è nato il libro, per cui il primo racconto, dedicato alla statua nel primo re d’Italia è quello che ha “dato il là” alla realizzazione del libro.
Mescolando fiction e dati reali, in che scoperte ti sei imbattuta, durante il processo di scrittura?
Sicuramente mi son resa conto che Torino si presta bene a fondere la realtà con la fantasia.
È ricca di storia, monumenti, leggende, personaggi che se elaborati possono dar vita a storie intriganti. Ho approfondito le mie conoscenze storiche su tanti aspetti della città, ma la scoperta che ho amato maggiormente è l’esistenza di una stupenda villa del ‘600 abbandonata che ha trascorsi molto interessanti, tuttavia ormai è lasciata all’incuria e non ho idea di quanto potrà resistere ancora nelle condizioni attuali. Ci sono inoltre alcune aziende ancora attive o chiuse da anni delle quali conoscevo l’esistenza, ma poco sapevo della loro storia, ciò mi ha molto incuriosita, poiché fanno parte della vita industriale attuale e passata di Torino. Inoltre pensando alle nostre leccornie ho scovato quella che si dice essere l’origine dei cri-cri, le deliziose praline di cioccolato e nocciola che io associo sempre ai cesti natalizi.
Torino è il ‘personaggio principale’ del tuo ultimo libro e, dalle tue opere traspare, l’amore per il Piemonte? Pensi di spingerti anche ‘oltre confine’ per i tuoi futuri lavori?
È vero, Torino è la protagonista di questo libro ed è altrettanto realistico dire che nutro un profondo amore per il Piemonte, la mia regione. Io sono tuttavia una persona che adora viaggiare, quindi pur essendo consapevole che l’Italia sia uno scrigno di bellezze artistiche e naturali, credo che ogni parte del modo custodisca gioielli da scoprire. Sicuramente mi spingerò oltre, ma la mia intenzione è mantenere sempre un legame a Torino e al Piemonte. Certo è che non scriverò o parlerò di luoghi che non conosco, bensì di luoghi che ho visitato.
A proposito di questi ultimi, possiamo già chiederti a cosa stai lavorando?
Allo stato attuale ho due romanzi in mente, ma sono solo abbozzati, non ho ancora deciso quale portare avanti. Uno di questi è quello iniziato durante la pandemia, mi domando se potrebbe portarmi fortuna essendo l’idea nata in un periodo difficile per noi tutti.
Emanuela Borgatta Dunnett
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