L’ultimo Crocevia

La crew de: ‘L’ultimo Crocevia’

INTERVISTA A PAOLO LOBBIA

L’ultimo Crocevia (2019 – Pathos Distribution), diretto da Paolo Lobbia, è un cortometraggio che lascia il segno.

Pochi minuti sul filo del rasoio, magistralmente interpretati da Andrea Bosca e Claudio Lobbia, i quali riescono a scavare nei meandri più nascosti della natura umana, in un susseguirsi di colpi di scena.

Imperativo scoprire qualche dettaglio in più sulla nascita di un progetto così riuscito, del quale abbiamo avuto il piacere di discorrere con il regista, in questa lunga intervista.

Il suo recente corto: L’ultimo Crocevia ha vinto numerosi riconoscimenti in svariati Festival. Può dirci qual è stata la sua genesi e come avete collaborato con Gothacom per la produzione?

Il corto è nato al tavolino di un bar con Davide Cogni. Era da tempo che ci interessava scrivere un corto insieme e un fatto di cronaca di qualche anno prima ci aveva colpito entrambi. Dallo spunto iniziale abbiamo creato una storia nostra in cui la rapina fosse il bivio centrale di una problematica che, in maniera diversa, affrontiamo tutti nella nostra vita. Insieme a Marcello Merletto ed Elia Tombacco abbiamo costruito il team con cui siamo andati a proporci a Marco De Marinis di Gothacom.
Con Gothacom è stato molto facile il confronto perché la mia crescita professionale è strettamente legata a quella realtà e quindi sapevo che era il posto giusto da dove partire. Marco De Marinis ha capito subito la portata del progetto ed è stato fondamentale nel lavoro lasciandoci anche totale libertà sulle scelte.

La trama è estremamente avvincente. Quali sono le caratteristiche dei protagonisti e com’è avvenuta la scelta degli interpreti?

I due protagonisti rappresentano un dualismo che per me è molto importante. Tutti e due hanno avuto una vita piena di imprevisti e la differenza tra i due sta nel come guardano a questi. Il protagonista crede che la felicità possa essere solo l’immagine che lui ha di essa, mentre il suo amico vede che nella realtà quotidiana c’è sempre una possibilità per essere felici.
Per la scelta dei protagonisti ho avuto la fortuna di lavorare con due attori incredibili. Andrea Bosca ha sposato subito il progetto e si è calato nella parte in maniera impressionate. Sul set abbiamo legato molto e lavorare con lui è stato molto gratificante. Il co-protagonista l’ho trovato prima della chiusura della sceneggiatura. Claudio Lobbia è mio padre e questo mi ha permesso di cucirgli addosso la parte. Conoscendo bene il suo grande talento sapevo cosa poteva darmi e come inserirlo nella storia.

E’ stato d’aiuto ispirarsi ad un fatto di cronaca, al fine di trovare uno stile narrativo distintivo?

Non proprio, sicuramente il fatto di cronaca è stata la scintilla che ha acceso la nostra immaginazione ma proprio dall’inizio ci siamo distaccati dalla realtà dei fatti per raccontare la nostra storia. Questo mi ha permesso di sentirmi totalmente libero nelle mie scelte e trovare il mio stile. Fare ciò mi ha dato anche la possibilità di scegliere le location in base alle nostre esigenze narrative ed estetiche senza avere il problema di una ricostruzione storica.

Nelle sue note biografiche, scopriamo l’amore per il racconto. Come approccia una nuova storia e come lavora alla sua trasposizione? Quali passaggi considera imprescindibili, anche riferendosi ai suoi precedenti lavori?

Per me il lavoro parte tutto dalla sceneggiatura. Comprendere il cuore della storia e cosa mi trasmette è essenziale per capire come approcciare il progetto. Successivamente creo un vestito estetico su misura in grado di portare lo spettatore all’interno di un viaggio dove l’elemento psicologico ed emotivo è fondamentale. La forma estetica che assume il lavoro è strettamente legata alla struttura emotiva della scena. L’ultimo crocevia è il mio primo cortometraggio ed è stato il primo progetto dove ho potuto sperimentare completamente le mie idee. Per esempio nel corto l’immagine e il montaggio sono sempre legati allo stato emotivo di Giorgio facendoci percepire il senso d’angoscia e la mancanza di una via d’uscita. Per far ciò la camera è sempre legata alla posizione del protagonista in scena. Così facendo lo spettatore vive il punto di vista di Giorgio senza mai avere una vera e propria alternativa. Solo nel finale c’è un ribaltamento nello stile che ci permette una nuova prospettiva sulla storia.

Possiamo già chiederle se sta lavorando a nuovi progetti?

In questo periodo un po’ complesso sto portando avanti altri due cortometraggi. Del primo è quasi terminata la parte di scrittura mentre per quanto riguarda il secondo stiamo per iniziare a scrivere la prima stesura. Questi sono due progetti che possono sembrare molto diversi tra loro e dal L’ultimo crocevia, in realtà possiedono tutte le caratteristiche narrative che mi interessano.

Emanuela Borgatta Dunnett

L’ultimo Crocevia – Backstage
L’ultimo Crocevia – Backstage
L’ultimo Crocevia – Backstage
L’ultimo Crocevia – Backstage