Le Mani di Egon

Da Vienna, un treno vi condurrà a Tulln in meno di quaranta minuti. Dalla stazione ve ne occorreranno altri venti per trovarvi al cospetto di quelle mani scolpite nel bronzo.

Non sono mani qualunque. Il vostro occhio le avrà senz’altro incrociate, in preda ai più irrefrenabili movimenti, nelle più importanti gallerie d’arte moderna del mondo; appartengono ad Egon Schiele e sono parte della suggestiva scultura a lui dedicata nella città natia. Nascosta dal Danubio, la statua è discreta custode del museo omonimo, costruito sulle celle in cui venne rinchiuso nel 1912 per un’accusa – poi rivelatasi infondata – di pedofilia.

Pur non disponendo di una ricca collezione, l’Egon Schiele Museum merita una visita da parte di appassionati e non per carpire la vera essenza del pittore, a conclusione di un viaggio iniziato nelle sale viennesi della Osterreichische Galerie, dell’Albertina appena riaperta, ma soprattutto del Leopold Museum. Non dimentichiamo, infatti, che al collezionista Rudolf Leopold si deve la più ampia collezione di dipinti di Schiele e la prima mostra monografica, datata 1955.

Amico fraterno di Gustav Klimt – il dipinto “I Veggenti” è testimonianza immortale di questo sodalizio – nel 1917 sembra prossimo a riceverne l’eredità, firmando il manifesto della mostra secessionista e presentando circa quaranta lavori. Il destino vorrà altrimenti ma l’influenza è chiara:  mantiene lo spirito simbolista del collega ma abbandona il tratto ridondante, riducendo i corpi all’osso.

Scheletri spigolosi ricoperti da un lieve strato di carne si muovono impauriti, nervosi e seducenti su tele che non ospitano null’altro se non nudità esposte allo sguardo dello spettatore e a se stesse, quasi a chiedere complicità per le proprie azioni.

Schiele abbandona la bellezza per avvicinarsi allo stato primordiale della sessualità, creando un immaginario triangolo di sesso, morte e amore attorno al quale far ruotare tutte le sue opere. L’autoritratto, in particolare, è al centro dei suoi studi figurativi ed è da considerarsi come una continua seduta psicanalitica. Il legame con Freud e l’interesse per i suoi studi vengono protratti fino ai tardi anni ’10, decennio in cui i dipinti sono segnati dalla guerra e dall’epidemia di spagnola che uccide la moglie, incinta di sei mesi. Contagiato, la seguirà pochi giorni dopo.