Il Ritmo in Scena

Intervista ad Andrea Murchio

@ Andrea Murchio

Andrea Murchio vanta un curriculum sfaccettato, che l’ha visto interprete, regista, musicista ed autore.

Nella nostra lunga intervista ci ha svelato come si sente a destreggiarsi con mezzi diversi e come le sue incredibili capacità interpretative siano state messe al servizio di opere teatrali e cinematografiche di ampio respiro.

Senza dimenticare i punti di riferimento artistici quando approccia una nuova opera, Murchio ci ha dato appuntamento anche per numerosi progetti di prossima uscita.

La tua carriera spazia fra cinema, teatro, musica e TV. Approcci i diversi mezzi in modo differente?

A teatro c’è il filtro del pubblico, ovviamente, mentre al cinema bisogna rispettare l’utilizzo del mezzo tecnico e l’attore deve adattarsi alle esigenze della telecamera. Il teatro dona un’apparente maggiore libertà, tuttavia so di essere un regista millimetrico ed esigente nei confronti degli attori, creando una rete di protezione molto forte, ma mantenendo il margine di discrezionalità nell’interpretazione che spetta a loro, in ultima battuta.

Nella scrittura teatrale si deve tener conto di storie che si dipanano completamente al cospetto del pubblico ed io amo molto il teatro di narrazione che fa apparire ambientazioni anche laddove non vi è nulla.

Quali sono i tuoi maggiori riferimenti quando ti trovi dietro alla macchina da presa?

Ho un impronta molto cinematografica anche a teatro. Il linguaggio è diverso, però porto sul palco anche idee che derivano dalla visione di film. Il riferimento fondamentale rimane Kubrick, ma sono solito attingere anche dal mio background di lettore. Amo la fantascienza distopica di Asimov, Clarke, Bradbury e le atmosfere King; solo per citarne alcuni.

Ci parli del tuo percorso musicale e della scoperta di Fred Buscaglione?

Ho frequentato il conservatorio di Frosinone, studiando violino, piano e, poi, canto. Mi sono cimentato in musical importanti e, successivamente, ho incontrato il personaggio di Fred Buscaglione. Opportunità datami da Pierpaolo Palladino che è l’autore del testo: L’Amico di Fred. Si tratta di una storia ispirata a Fred ma di fantasia, dove troviamo un demone che suggerisce all’allora sconosciuto Buscaglione tutte le criminal songs che lo avrebbero reso famoso, chiedendogli in cambio la sua anima, in uno scoppiettante patto mefistofelico. Lo spettacolo è stato riproposto in svariate occasioni e posso dire che io e Fred, ormai, ci ‘conosciamo’ piuttosto bene.

Com’è nata la collaborazione con Gli Invaghiti, nonché con la città di Savigliano?

Lo spettacolo dedicato a Santorre di Santarosa e alla musica italiana nei salotti parigini dell’Ottocento, è stata la prima collaborazione con Fabio Furnari, il quale mi ha recentemente accennato a nuovi progetti ai quali sarei felicissimo di partecipare, poiché è una persona di grande cultura musicale e non solo e dirige un’Accademia di qualità. (www.invaghiti.info)

A Savigliano, invece, ho organizzato un documentario grazie alla Pro Loco, con diversi personaggi di rilievo, intitolato: Custodiamo la nostra storia. Probabilmente ci sarà un seguito dedicato alle campagne circostanti con un occhio di riguardo alla storia ed alle tradizioni, argomenti di cui sono appassionato.

Inoltre, il 29 gennaio, al Teatro Milanollo (https://www.visitsavigliano.it/giornata-della-memoria-e-del-ricordo-4/), in occasione della Giornata della Memoria, verrà portato in scena Il Ballo di Irene, da me diretto e dedicato ad Iréne Nemirovsky. Spettacolo che mi ha dato grandi soddisfazioni non solo in Italia al Parenti di Milano, ma anche a Parigi, Avignone e Berlino, durante il Festival Francofono in Germania.

[N.d.R. Il Ballo di Irene sarà in scena anche il 27 gennaio presso il Polo del ‘900 di Torino. Info: https://www.polodel900.it/evento/il-ballo-di-irene-lincredibile-storia-di-irene-nemirovsky/)

A marzo – invece – sempre al Milanollo, ti attende Sax Crime. Di cosa si tratta?

E’ uno spettacolo che nasce dalla penna di Franco Bergoglio (uno degli organizzatori del Torino Jazz Festival). Una fusione tra noir e jazz, prosa e musica; in cui mi avvalgo di musicisti straordinari: Alfredo Ponissi al sassofono, Claudio Nicola al contrabbasso e Francesco Brancato alla batteria. Con me, sul palco, ci sarà Alessia Olivetti.

Ho adattato e porterò in scena un racconto di Bergoglio intitolato: Assassinio al Jazz Club, durante il quale interpreterò un detective maltrattato dalla vita, alle prese con un assassinio che avverrà in scena e la conseguente indagine. Alessia interpreterà varie pupe tipiche delle atmosfere noir e gli stessi musicisti saranno attori al servizio della trama.

Quali progetti ti attendono prossimamente?

Parto dicendoti che mi ritengo fortunato perché durante la pandemia ho continuato a progettare. A maggio 2020 ero, infatti, immediatamente pronto con uno spettacolo su Shakespeare.

Dopodiché ho preso parte a Certi di Esistere di Alessandro Benvenuti e ti cito, altresì, Sono solo canzonette: una storia d’amore che mi ha permesso di rivedere le vicende del nostro Paese dalla fine dal Dopoguerra agli anni Ottanta/Novanta. Un racconto conflittuale accompagnato da fatti d’epoca e canzoni cult del panorama della musica leggera italiana.

Spirito che contraddistinguerà un lavoro appena commissionatomi, intitolato On Air, riguardante il periodo che va dal ‘67 a metà Settanta. Ambientato in America, all’epoca dei diritti civili ed il Vietman, sarà un one man show aspro nei confronti di quegli anni, disanima degli avvenimenti importanti messi in risalto dalla musica del periodo d’oro del rock.

Al momento sto altresì curando la post-produzione di Meti, un cortometraggio sull’intelligenza artificiale, dalla quale – ormai – siamo soggiogati. E’ la storia di uno smartwatch che si rapporta come fosse un essere umano nel problem solving ed il protagonista del corto ne è dipendente, finché la storia non culmina in un  colpo di scena.

@ Andrea Murchio

Emanuela Borgatta Dunnett