La Biblioteca dei Sussurri

La biblioteca dei sussurri di Desy Icardi @ Fazi Editore

Intervista a Desy Icardi

Mai giudicare un libro dalla copertina, si dice. A patto che non sia un romanzo di Desy Icardi, verrebbe da aggiungere.
L’ultimo nato: La Biblioteca dei Sussurri ne è la prova. La bambina raffigurata, mollemente adagiata sul letto ed intenta a leggere ci invita immediatamente ad entrare nella trama.

Nella Torino anni Settanta, seguiamo Dora – la protagonista – dapprima abitante di una casa chiassosa e vivace e, successivamente, segnata da un lutto che la porterà alla necessaria scoperta di un luogo in cui rifugiarsi. Quale riparo migliore di una biblioteca dove i libri stessi diventano amici e fedeli compagni e dove incontrare niente meno che ‘il lettore centenario’? Quell’avvocato Ferro tanto caro ai lettori dell’autrice che, ancora una volta, si rivelerà salvifico per le sorti della protagonista.

La Biblioteca dei Sussurri ci ha dato modo di scoprire qualche dettaglio in più con Desy Icardi, in una piacevole chiacchierata, in cui abbiamo parlato anche di progetti futuri.

Per il tuo nuovo romanzo hai mantenuto il connubio: narrazione – cinque sensi. Come hai sviluppato questa scelta durante la fase di scrittura dei tuoi lavori?

Ho sempre inteso la lettura – e di conseguenza la scrittura – come un’esperienza multisensoriale.  Come lettrice amo le storie che non si limitano a mostrare ma che riescono a trasmettermi profumi, consistenze, sapori e suoni. Nella stesura dei miei lavori, di regola, cerco sempre di raccontare avvalendomi dei cinque sensi; nella pentalogia sensoriale ho seguito la stessa tecnica ma cercando di far spiccare, di volta in volta, un senso in particolare. Ne L’annusatrice di libri ho messo al centro della narrazione l’olfatto, ne La ragazza con la macchina da scrivere il tatto e nell’ultimo nato, La biblioteca dei sussurri, l’udito. Attualmente sto lavorando al quarto romanzo della pentalogia sensoriale, dedicato alla vista.

Torino torna co-protagonista. Quali angoli della città hai sentito più adatti alla storia, questa volta?

Piazza statuto con il suo sfarzo austero, i misteri e le memorie perturbanti; lo spigoloso ma accogliente palazzo che ospita  la biblioteca civica centrale e, soprattutto, il fiume Dora sulla cui sponda si erge la casa nella quale vive la protagonista de La biblioteca dei sussurri, insieme alla sua numerosa e bizzarra famiglia.

I tuoi libri vengono spesso definiti: ‘romanzi di formazione’. Sei d’accordo? Se sì, quali aspetti della vita di Dora – l’ultima protagonista, in ordine di tempo – hai voluto enfatizzare maggiormente?

Credo che la maggior parte dei romanzi sia “di formazione”, in quanto i protagonisti generalmente hanno la tendenza a evolvere nel corso della trama, a scoprire e imparare cose nuove a dispetto dell’età. Ne La biblioteca dei sussurri Dora impara da prima a distaccarsi dalla sua famiglia e poi a ritrovarla. In poche parole impara a far pace col proprio passato, impresa che a ben pochi riesce.

Ci parli di quelle che consideri le tue biblioteche preferite, pubbliche o private? Ami visitarle anche quando viaggi?

Sono molto legata alla civica centrale di Torino nella quale andavo a studiare ai tempi dell’università, e dove ho condotto le ricerche per la mia tesi di laurea.  Quando viaggio mi piace visitare le biblioteche e ho amato moltissimo la maestosa grandezza della New York public library, ma ho anche apprezzato la piccola biblioteca creata da José Saramago a Lanzarote, un’isola delle Canarie.

L’Avvocato Ferro è, indubbiamente, uno dei tuoi personaggi più amati. Quali imprese l’hanno coinvolto, in quest’ultima storia?

Ne La biblioteca dei sussurri l’avvocato ha più di cent’anni ed è alla fine della sua esistenza, l’ultima impresa che può concedersi è quella di fare di Dora una fervente lettrice.

«Vedi, cara, se è vero che ogni essere umano ha uno scopo da perseguire su questa terra, il mio è quello di creare nuovi lettori e tu, giovane Dora, sarai probabilmente la mia ultima creazione. Chissà, forse persino il mio capolavoro (…)

Posso già chiederti se hai nuovi progetti letterari e teatrali in cantiere?

Sto scrivendo il quarto e penultimo romanzo della pentalogia sensoriale, che sarà dedicato alla vista. In questo romanzo i lettori potranno incontrate un giovane avvocato Ferro alle prese con un caso giudiziario. Ferro è un lettore ma resta pur sempre un avvocato e talvolta, seppur di malavoglia, ha dovuto piegarsi come tutti noi lettori alle necessità pratiche del vivere quotidiano.

Per quanto riguarda il teatro sto ultimando la preparazione del monologo tragicomico “I diari del bastone bianco” nel quale racconto la mia esperienza di ipovedente, alternando toni umoristici a momenti più drammatici. Pandemia permettendo e qualora qualche festival/rassegna/teatro fosse interessato, potrebbe già debuttare nell’estate 2022. Pochi giorni prima di Natale ho presentato in anteprima  a Torino, durante una serata di Cabarazze – un format  di cabaret al femminile che porta le sue artiste comiche in giro per l’Italia da diversi anni – i primi 15 minuti dello spettacolo. A dire il vero ero un po’ preoccupata di come avrebbe potuto reagire il pubblico nel vedere un tema come la disabilità trattato in maniera umoristica, ma per fortuna hanno molto apprezzato.

Emanuela Borgatta Dunnett