Dante in Love

INTERVISTA A GIUSEPPE CONTE

Dante in Love (Giunti Editore) è uno splendido omaggio letterario nell’anno della commemorazione dei settecento anni dalla morte di Dante, ma non solo…

Un romanzo dai tratti quasi fiabeschi, in cui il gioco tra luci ed ombre è magistralmente condotto da Giuseppe Conte, il quale delinea il suo rapporto col massimo poeta italiano e la scelta di un protagonista così prestigioso, nella nostra intervista.

Partirei col chiedere il motivo per cui ha scelto un protagonista così ‘importante’?

Che legame sente con Dante da studioso e scrittore?

La scelta di Dante come protagonista è stata dettata dal desiderio di dedicare un omaggio al massimo poeta italiano, anche ma non soltanto in occasione del settecentesimo anniversario della sua morte. Non riesco ad associare l’immagine di un gigante come l’autore della Commedia alla parola “morte”. Dopo sette secoli, Dante è vivo, vivissimo. Volevo togliere un po’ di polvere dalle spalle del suo monumento. Il mio approccio non è stato da studioso. E’ da scrittore che, prima di lavorare al romanzo, ho steso una prefazione in 10 parole chiave al Paradiso per un bellissima edizione della Commedia di Giunti Barbera. Rileggevo i canti del Paradiso ogni notte   e ne sentivo tutta la forza visionaria, tutta la luce abbagliante, con effetti quasi allucinatori,  da caleidoscopio, e riflettevo per la prima volta sulla  forza narrativa dell’opera di Dante: il suo viaggio dal fondo dell’Inferno alla sommità del Paradiso, il più straordinario che mai uomo abbia compiuto, mi è apparso anche come il nerbo di una grande costruzione romanzesca. Il mio legame da scrittore con Dante, il legame di un nano che osa salire sulle spalle di un gigante, nasce attraverso questa lettura che ne ho fatto. E nasce dall’aver colto nell’Amore la passione dominante di tutta l’opera dantesca. Quando nel 1993 pubblicai il romanzo Fedeli d’Amore, soltanto il titolo era un richiamo a Dante. In Dante in love invece il sommo poeta diventa direttamente protagonista, mi è apparso e mi ha parlato.

Grace sembra assumere le caratteristiche di diverse ‘donne dantesche’, pagina dopo pagina. Quali sono state le sfide nel delineare il suo personaggio?

Devo confessare che il personaggio di Grace non è stato progettato prima, in schemi e appunti, come ho fatto spesso per i personaggi dei miei precedenti romanzi. Grace è nata con una certa naturalezza sulla pagina, o meglio sullo schermo del mio pc, mentre lavoravo lasciandomi portare dalla mia idea di fondo, Dante ombra che scende dal cielo e dall’eternità a Firenze e nel tempo e vi resta una notte, anno dopo anno. Grace lo attrae, almeno all’inizio, non per la sua bellezza, ma per le sue qualità interiori, decisa, dalla parte dei deboli, coraggiosa, mite ma anche molto fiera. Grace è il primo essere umano da cui l’ombra di Dante si sente percepita, ed è per lei che l’ombra si stacca dal suo ancoraggio al Battistero e si incammina nella notte della città ancora sotto l’effetto della pandemia. Grace diventa la sua Beatrice di strada, la sua guida. Ma in seguito Grace richiama anche Francesca, la protagonista del V canto dell’Inferno, anche se in un clima assolutamente non tragico, ma magico e malinconico. Grace è anche amore che muove i sensi, i desideri. Ma come sono i desideri di un’ombra? In ogni modo, per lei, per un attimo, Dante sarebbe pronto a rinunciare al Paradiso, a ritornare carne, “cosa salda”. Salvo poi accorgersi che non è possibile. Grace è di nuovo Beatrice, la Grazia che lo riporterà, forse, verso il Cielo.

Quali pensa siano gli elementi che rendono la letteratura dantesca imprescindibile anche per i contemporanei? Quali gli aspetti che si rivelano eternamente attuali?

Credo che Dante sia imprescindibile oggi perché ci ricorda questo: che la letteratura è viaggio, conoscenza, ricerca del vero. E ha a che fare con il mondo visibile e quello invisibile, è il termometro della nostra anima, ci fa sentire la pienezza della nostra umanità in mezzo al turbinare delle nostre contraddizioni e passioni.  Dante, che a differenza di Omero e Virgilio è personaggio protagonista del suo poema, ci racconta un viaggio che diventa sovrumano, costruisce personaggi grandiosi nella loro caratterizzazione, sa dipingere gli opposti, una oscena galleria di Diavoli e una corte di Angeli più che luminosi. La sua potenza visionaria, la sua esaltazione dell’Amore, la sua brama di conoscenza lo rendono attuale più che mai. E così il suo impegno civile appassionatissimo: certe sue invettive sembrano scritte per fustigare anche il nostro tempo. Infine Dante è universale, come la spinta verso il cielo di una cattedrale gotica, come il sogno del suo Ulisse di varcare le Colonne d’Ercole e andare a scoprire un mondo sconosciuto.  

Leggendo il suo libro, si ha quasi la sensazione che Dante sia il suo personale Virgilio. Pensa di sceglierlo ancora come personaggio letterario, in futuro?

Sì, mi sono fatto prendere per mano da Dante e portare in giro per una Firenze notturna pagina dopo pagina. Mi ha fatto da guida, come Grace ha fatto per lui. E’ stato un Virgilio compagno di strada. Certo, gli ho sempre mostrato reverenza e amore. Non so se ricomparirà come personaggio in qualche mio scritto futuro: non posso prevederlo.  Ma in tutta sincerità mi sembra di aver già osato troppo. Certo oggi Dante è più presente nella mia opera di anni fa. Ultimamente gli ho anche dedicato una breve poesia. E il suo sonetto magico Guido i’ vorrei non mi abbandona mai, me lo recito ogni volta che ho bisogno di un respiro che vada al di là del presente, in qualche regno dove ”ragionar sempre d’amore”.

Posso già chiederle se sta lavorando a nuovi progetti?

Sì certo, ho appena finito di scrivere un libro sul mito greco e le sue figure messe in relazione alle nostre passioni, pulsioni, desideri, ciò che Dante chiama “i movimenti umani” che vivono nella nostra anima. Sarà uno spaccato nuovo sul mito greco, attualizzato, visto nella sua persistenza dentro di noi. E inoltre offrirà al lettore delle libere istruzioni, e un vademecum di massime “morali” di uso quotidiano, per una manutenzione dell’anima che la tenga in buono stato, nel suo difficilissimo equilibrio.

Emanuela Borgatta Dunnett