Intervista ad Andrea Raimondi

Piemontesi di Britannia è un libro-ponte che traccia un percorso davvero unico nel suo genere e consente al lettore di scoprire il fil rouge che lega il Piemonte alla Gran Bretagna.
Personaggi, storie e suggestioni aventi nei due punti geografici il loro elemento comune. Sorprese insolite e curiose, infatti, sono alla base di ogni capitolo (accompagnato dalle gradevoli illustrazioni di Viviana Pani Weiss), per un cammino letterario ricco di percorsi biografici, spesso mai apparsi in lingua italiana.
Ne discorriamo con l’autore Andrea Raimondi, per analizzare gli obiettivi di un’opera ricca ed entusiasmate che conferma, altresì, la squisita attenzione editoriale di Baima & Ronchetti.
Partirei col chiederle qual è stata la genesi dell’opera e come si è mosso dal punto di vista della ricerca storica.
L’opera è nata in maniera casuale. Non era mia intenzione scriverla, ma nel corso di un’altra ricerca, partita circa 12 anni fa e riguardante alcuni romanzieri piemontesi, mi ero imbattuto in eventi, personaggi, aneddoti che avevano catturato la mia attenzione. Tutti avevano come denominatore comune il Piemonte e il Regno Unito. Così ho accantonato, poco alla volta, ritagli di giornale, articoli online, libri, ecc. un po’ alla rinfusa. La difficoltà è stata quella di mettere ordine e tirare le fila della massa di materiale che si era accumulato negli anni. Poi mi sono servito di alcune biblioteche e archivi (come la biblioteca di Domodossola) e ho chiesto consigli ad alcuni esperti. Infine, lavorando di lima, poco alla volta, ho ottenuto il risultato che ora si ritrova tra le mani.
Quali sono state le, eventuali, difficoltà nel selezionare i personaggi per creare un unicum eclettico ed omogeneo, al contempo?
La difficoltà principale è stata quella di scovare personaggi relativamente poco noti (come, per esempio, il musicista Felice Giardini) oppure lati meno noti di personaggi più famosi (come Fenoglio e la sua opera di traduttore nonché il suo amore giovanile per Wuthering Heights). Il mio cruccio è quello di non essere riuscito a trovare un personaggio femminile in grado di “occupare” lo spazio di un capitolo…
Che obiettivi si trovano alla base di un lavoro accurato e coinvolgente come il suo? Possiamo considerarlo il primo di una serie?
L’obiettivo principale è stato quello di divertirmi cercando personaggi insoliti e legami inaspettati (così mi sono parsi quelli tra Piemonte e Regno Unito). Poi c’era l’obiettivo di rompere un po’ gli schemi della storiografia tradizionale (con tutta l’umiltà del caso: non sono affatto uno storico) per rintracciare rapporti tra più entità territoriali nel corso di un lungo lasso di tempo. Infine, ho voluto raccontare storie perlopiù individuali, esistenze di persone più o meno note. Non credo sia il primo lavoro di una serie – almeno non da parte mia. Ma, chissà, in fondo non si può mai dire: se qualcuno vorrà seguire il mio esempio, sarà il benvenuto.
Quali sono stati i personaggi che hanno riservato il maggior numero di sorprese e quali hanno presentato caratteristiche difficili da decifrare?
I personaggi che mi hanno sorpreso maggiormente sono stati il cardinale Guala Bicchieri e il musicista David Rizzio. Non li conoscevo prima e già questo mi aveva sorpreso, considerata l’importanza storica dell’azione del primo e le vicende avventurose e tumultuose vissute dal secondo. Le parti più difficili hanno riguardato il capitolo relativo la storia delle persecuzioni valdesi e la vita di Samuel Morland: un periodo storico complesso, sia per la storia inglese che per quella sabauda – almeno, così l’ho interpretato io. In quanto a Morland, non sono molte le fonti biografiche e le poche che ho rintracciato non sono del tutto attendibili (come l’autobiografia scritta dallo stesso). Un personaggio davvero controverso, dai molti chiaroscuri e dalle altrettante abilità. Ho proceduto quindi a confronti e interpretazioni che, spero, siano almeno in parte azzeccate!
Posso chiederle se sta già lavorando a progetti futuri?
Al momento non ho in mente progetti futuri. Ho nel cassetto da molti anni, ormai, appunti e abbozzi di storielle riguardanti il mio paese (abito in provincia di Novara). Storie che mischiano realtà e finzione e che vorrebbero ricordare atmosfere di un paese e una comunità che, poco alla volta, stanno svanendo. Ma sospetto e temo di non avere l’abilità di scrivere storie simili.
Emanuela Borgatta Dunnett