I Pittori Maledetti di Alessandro Moriccioni

I Pittori Maledetti – Newton Compton Editori

Un viaggio indimenticabile da Caravaggio, a Van Gogh, passando per Artemisia e Vivian Maier, fino ad arrivare a Schiele e Pollock. Gli outsider che hanno cambiato la storia dell’arte e dell’umanità in un itinerario, solo apparentemente, fuori dagli schemi fra gesta straordinarie, azioni violente e ribellioni, il cui autore ci svela ulteriori curiosità.

Alessandro Moriccioni mette, infatti, al servizio dell’arte le sue ben note qualità divulgative, dimostrandoci che è possibile svelare la storia sfruttando punti di vista geniali e differenti. 

Cosa l’ha spinta verso questo viaggio nel tempo alla scoperta di pittori, talvolta meno conosciuti?

Ho sempre amato l’arte, tanto che da giovane ho frequentato un liceo artistico. Ma non ne ho mai potuto scrivere direttamente, toccando l’argomento solo di sfuggita nei miei libri, nei documentari e negli articoli quando si accennava a particolari reperti archeologici o a luoghi emblematici dal punto di vista storico. Ero quindi deciso per una volta ad occuparmi di qualcosa che avesse a che fare più specificamente con la storia dell’arte. C’è voluto un po’ prima di arrivare a considerare l’idea di raccontare il percorso artistico umano attraverso gli occhi dei “ragazzacci” di cui parla il mio libro. Pittori, ma non solo, per così dire maledetti, ovvero quel buon numero di artisti che vissero vite turbolente, sfortunate, violente e infelici. Ho scoperto che, a differenza di quanto credevo, ce ne sono stati tantissimi nella storia. Io mi sono limitato, in realtà, a narrare le vicende biografiche di quelli più noti, da Michelangelo ad Artemisia, da Van Gogh a Pollock. Ma sull’argomento si potrebbe scrivere un’intera enciclopedia e non sarebbe abbastanza. Gli artisti meno conosciuti lo sono più che altro per un pubblico meno avvezzo alla storia dell’arte, ma in realtà ebbero una parte importante che non potevo ignorare. Ho dovuto escludere molti nomi per ragioni di tempo e di spazio ed è stato piuttosto difficile scegliere chi includere nel libro e chi no, ma la completezza non è mai stata il mio obiettivo. Ho potuto cimentarmi nella descrizione di diverse opere anche da un punto di vista simbologico e mi sono divertito molto a farlo. Ho corso un gran rischio perché non sono uno storico dell’arte e neanche un critico, tuttavia ero convinto che nell’osservazione risiedesse la chiave della comprensione di un’opera e mi è andata bene. La conoscenza delle vite dei vari artisti poi ha completato il “quadro”, per restare in tema.

Se potesse indicarne tre particolarmente rappresentativi, chi sceglierebbe e perché?

E’ complicato farlo e si rischia di essere troppo approssimativi. Mettiamola in questo modo, elencherò quelli che ammiro maggiormente. Per primo metterei Van Gogh perché è il mio pittore preferito. Prima di lui nessuno dipinse nella sua modalità, dopo di lui il suo stile divenne iconico e impossibile da imitare senza scadere nel kitsch. Per tutta la sua vita, Vincent si dedicò all’arte convinto di avere qualcosa di utile da lasciare ai posteri. Quasi nessuno fuori dalla cerchia artistica lo riconobbe come un genio fino alla sua morte, eppure oggi facciamo la fila per ammirare le sue incredibili creazioni esposte in mostre e musei e lo consideriamo uno dei più grandi e innovativi artisti della storia. Senza di lui non sarebbero stati possibili molti cambiamenti di paradigma, se così si può dire, in ambito accademico, in realtà già iniziati con l’impressionismo. Tuttavia Van Gogh ha cambiato la storia dell’arte con nonchalance come se niente fosse e quasi senza accorgersene. Pensate alla famosa opera Notte stellata, Vincent in quel quadro ha realizzato il cruciale passaggio tra impressionismo ed espressionismo. Se non era un genio lui…

Il secondo nome che mi viene in mente è certamente quello di Michelangelo, l’uomo scostante e sempre preoccupato per i soldi che tenne testa al papa (ci sono molte storielle divertenti che ne parlano) per la realizzazione della volta della Cappella Sistina e del Giudizio universale sulla parete di fondo dello stesso edificio vaticano. Michelangelo ha donato all’umanità un capolavoro unico che tutto il mondo ci invidia. Ricordiamoci che gli stupendi affreschi di questo grandissimo artista hanno la bellezza di cinquecento anni e ancora sono lì a meravigliarci come fosse il primo giorno!

Ultimo, ma non meno importante, nella mia personale lista è Antoni Gaudí. Anch’egli sviluppò uno stile tutto suo ispirato alle forme naturali mai replicato dopo la sua morte se si eccettua la Sagrada Familia, la cattedrale barcellonese, che, come le cattedrali medievali, doveva richiedere un secolo per la sua erezione e che si dice sarà completata nel 2026 a cento anni esatti dalla sua morte. Gaudí era un architetto in stile Brunelleschi e fu l’ultimo architetto artista. Progettava tutto, dalle mura alle suppellettili e in alcuni casi realizzò addirittura i calchi per le sculture della sua cattedrale. Era un genio completo che qualcuno oggi vorrebbe fare santo. Strano ma vero.

Come si è mosso dal punto di vista della ricerca storica?

Come mi muovo sempre in realtà. Ho operato scelte bibliografiche semplici e, almeno per la maggior parte, accessibili a tutti. Dal momento che non sono un esperto né un accademico, ho la libertà più assoluta di citare quello che credo utile alla storia che sto raccontando. Come divulgatore so bene quanto le fonti siano importanti, per questo ho cercato di attenermi ad opere e autori di alto livello, ma essendo un amante della curiosità e dell’aneddoto succoso non ho resistito ad infilare qua e là qualche mistero e qualche pettegolezzo storico. Lo faccio sempre per dirla tutta e credo sia questo che spinge i miei lettori ad approfondire gli argomenti che sono costretto ad accennare solamente. In fondo il mio obiettivo è incuriosire e mai indottrinare.

La divulgazione storico-artistica è un tratto distintivo del suo stile narrativo. Quali sono state le sfide de ‘I Pittori Maledetti’ rispetto alle opere precedenti?

Per un divulgatore ogni libro è una sfida. Io non sono altro che un lettore che ama mettere insieme dei “compendi” utili ad avere un’infarinatura completa di un qualche argomento. E’ questa la sfida più grande per me, comprendere e imparare ciò che non conosco per poi “raccontarlo” agli altri. Tuttavia prima di iniziare un progetto, mi chiedo sempre: cosa posso aggiungere di nuovo a ciò che già è stato scritto? Non è una domanda semplice a cui rispondere e spesso non c’è nulla di nuovo da sottoporre ai lettori. Fortunatamente però si possono proporre argomenti già ampiamente dibattuti utilizzando modalità originali. Personalmente rifuggo da qualsiasi tecnicismo e pedanteria e preferisco optare per un linguaggio semplice (ma mai stupido, perché i lettori meritano sempre rispetto) e dove possibile ironico e irriverente. Il ragionamento è questo: Ok imparare, ma se mi annoio a scrivere un libro perché mai qualcuno dovrebbe leggerlo senza addormentarsi? Sarà una banalità, ma imparare divertendosi ha molto più senso e restituisce più risultati secondo me. Il mio stile narrativo deve sempre essere come un viaggio per il lettore, cerco solo di fare in modo che, alla fine, ogni viaggio risulti piacevole.

Posso già chiederle a quali progetti futuri sta lavorando?

Ho ricevuto una proposta interessante da Newton Compton che sto sviluppando, ma non posso essere più specifico di così. Inoltre nel 2022 riprenderemo con la pubblicazione dei volumi della collana Terra Incognita edita dalla Dunwich di cui è già uscito il primo volume dedicato alla storia della Sala d’Ambra. Purtroppo il COVID ha rallentato il lavoro più di quanto ci aspettavamo. Sono tempi incerti, ma le idee di sicuro non ci mancano!

Emanuela Borgatta Dunnett