Intervista a Francesco Ruga

Erroneamente studiato, semplicemente, nel riflesso dell’astro dannunziano, Tom Antongini (Premeno (Novara), 1877 – Milano, 1967) fu figura di spicco di un’intera epoca. Affascinante scrittore della Belle Époque, editore, nonché amico e factotum di Gabriele d’Annunzio, è al centro di un’eccellente biografia, edita da Compagnia della Rocca, ad opera di Francesco Ruga, studioso – altresì – del territorio di Gozzano nel novarese, il quale ce ne illustra la stesura nella nostra intervista, accennando ai futuri progetti.
Partirei col chiederle com’è nata l’opera e come si è mosso nelle ricerche, durante la stesura.
Tom è stato un inatteso e felice incontro, dovuto alla mia curiosità (di dilettante!) verso la letteratura dannunziana e verso la storia locale. Anni addietro, “spulciando” alla ricerca di quanto lago (d’Orta e Maggiore) ci sia negli scritti dannunziani, ecco le figure di Fara (guerra di Libia), Boggiani (esploratore e amico d’avventura del Vate) e di Anastasia, domestica ortese al servizio nelle dimore toscane del Poeta. Il fatto poi che Antongini fosse del Verbano (nato e sepolto a Premeno) e per anni domiciliato a Meina ha “stuzzicato” il mio interesse.
Successivamente, una conferenza alla Versiliana di Annamaria Andreoli (a quel tempo presidente del Vittoriale) e il fatto di averla potuta avvicinare (soggiornava nello stesso albergo del sottoscritto) mi hanno spinto ad “approfondire” il lato “piemontese” del Vate. Ecco la consultazione della corrispondenza (direi piuttosto le minime annotazioni) di Anastasia al Vittoriale e la successiva stesura del modesto saggio sull’ultimo “filibustiere”.
PS: nel corso degli anni, si è aggiunta la conoscenza di Ugo Bottelli (editore locale), custode dei ricordi familiari meinesi legati a Tom e conservatore di cimeli antonginiani (ad esempio, la scrivania, la racchetta, carteggi e fotografie); tramite Bottelli, ecco poi la conoscenza di Barbara Bonstetten, nipote di Tom e Bianca Antongini.
Quali sono state le sorprese che l’hanno più colpita analizzando la vita, davvero straordinaria, di Antongini?
Tom è stato un personaggio sorprendente e affascinante: uomo di classe, sportivo, eccentrico, pieno di joie de vivre; è vissuto per anni in simbiosi con il Vate, assorbendone cultura e gestualità ma pure “interfacciandosi” in modo paritetico con lui. Sorprendente poi la maestria nel possesso della lingua italiana. Ironico e raffinato nello scrivere, le sue gustose pagine (mi riferisco in particolare a quelle dello zio Gustavo) hanno “intrigato” generazioni di lettori alla ricerca di emozioni e di eleganza. Senza dubbio un testimone di un’epoca inimitabile.
Per quanto riguarda la figura di Gabriele d’Annunzio, ho sempre pensato che chi ne approccia l’operato, denigrando gli scritti di Tom, commetta un grave errore. Li considero fonte inesauribile di informazioni preziose e le chiedo cosa pensa evidenzino il carteggio e gli svariati volumi dedicati al Poeta, a proposito dei loro rapporti.
A torto liquidato semplicemente come “segretario” dannunziano, Tom è stato sodale e confidente del Vate. Una fonte preziosa per conoscere da vicino Gabriele (tra parentesi, a più riprese presente nel Verbano, a cominciare dalle frequentazioni coi Treves). A partire dagli anni Settanta, una certa critica “impegnata” ha accantonato Antongini dal panorama letterario, ritenendo ormai superate figure come lo zio Gustavo, specchio di un’epoca tramontata e ritenuta frivola. Così facendo, anche l’Antongini fonte inesauribile di informazioni su d’Annunzio ha avuto una “diminutio” di attendibilità, fors’anche perché il nostro Tom non era di certo uno scrittore “allineato”; sicuramente fuori dagli schemi. Soprattutto – ribadisco – pieno di joie de vivre, la qual cosa non s’addiceva alla ‘seriosità’ dell’intellighenzia ormai dominante.
Quali sono i legami con il territorio di Premeno ed il novarese evidenti ancora oggi, per chi volesse intraprendere un viaggio della memoria? Quali, invece, quelli con la città d’adozione: Milano?
ll tempo ha cancellato il ricordo di Tom. A Premeno, comunque, riposa il nostro “filibustiere” dannunziano e, nel luglio 2003, grazie alla sensibilità dell’amministrazione comunale e del sindaco Guzzo, ad Antongini è stata dedicata una via.
A Meina, la gloriosa villa Mondadori (oggi passata di proprietà) fu meta e luogo di incontro di letterati, artisti e uomini di cultura, che rendevano omaggio al grande editore Arnoldo. Anche Tom era di casa e sul camino del soggiorno, accanto alle firme di altri illustri personaggi, figura pure quella del nostro Antongini. Un camino sicuramente da salvaguardare ma – ahimè – privato!
Tom amava la Milano dei caffè della belle époque e degli incontri con gli intellettuali. Ad esempio, in un suo libriccino del 1961 (“I caffè di Milano”, guarda caso stampato ad Arona), Tom celebrò gli storici e antichi locali milanesi, evidenziando la loro funzione di luoghi di incontro e di cultura. Lui era solito andare a spasso per la città con la piccola Barbara, che accompagnava in lunghe passeggiate o a merenda da Cova.
La città – che è andata sempre più di fretta – ha ormai rimosso la figura di Tom. Ultimo a rievocare gli aforismi di Antongini è stato il grande giornalista Enzo Biagi; questione di classe, ovviamente, una caratteristica che legava i due personaggi.
Posso chiederle, in ultima battuta, dei progetti futuri a cui sta lavorando?
Da dilettante qual sono, mi piacerebbe ampliare la ricerca su Tom “laghista”, magari proponendo più avanti il volumetto del 2013 con pagine antonginiane sul Verbano.
Continua poi la mia passione per la storia locale e non escludo in futuro qualche pubblicazione sul mio paese di Gozzano e sul Cusio in genere.
Emanuela Borgatta Dunnett