L’essenza del colore, in mostra a Savigliano
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@massimoriccipittore
L’esposizione monografica dedicata al pittore Massimo Ricci e ospitata a Palazzo Muratori-Cravetta (Via Jerusalem, 4) è visitabile gratuitamente fino a domenica 2 giugno. Circa 70 i lavori acrilici su tavola del maestro astigiano che, ottimamente, dialogano con le sale del palazzo.
La mostra ha dato modo di incontrare l’artista, il quale concede – nella nostra intervista – uno sguardo approfondito sul suo percorso, sulle scelte stilistiche e sull’utilizzo personalissimo del colore.
Partirei col chiederle perché ha scelto di indicare il colore come elemento chiave della monografica saviglianese.
Il colore è l’elemento fondamentale della mia pittura, e – a ben vedere – di tutta la pittura. Per questo motivo, lo considero assolutamente portante ed essenziale.
Altrettanto devo dire per la luce, la quale è colore a sua volta, ed è in realtà colta come luce nel momento in cui il colore è decodificato dallo sguardo come immagine.
Le protagoniste delle sue tele sono spesso assorte nella lettura. Quali sono i motivi di questa scelta?
Le figure sono spesso colte in atteggiamento di lettura per un motivo di composizione e di armonia di spazi, poiché la figura che legge esprime i suoi volumi e la sua possibilità di espressione del corpo in modo molto armonico e felicemente inseribile nella composizione.
Colpisce l’uso della luce, poiché pare in grado di penetrare l’animo dei ritrattati e dell’osservatore. Com’è giunto ad un risultato così ammaliante?
Sull’efficacia emozionale dei miei dipinti posso ipotizzare che riescano a comunicare intanto la loro sincerità di intento, il loro vivere nella pittura senza sotterfugi o condizionamenti, e inoltre di proporre un mondo di equilibrio e di consapevolezza raggiunta della possibilità di bellezza.
Domanda forse spinosa… ci sono maestri o correnti pittoriche verso le quali pensa di avere un debito stilistico?
Non riuscirei a dire una corrente da cui direttamente derivi la mia pittura. Sicuramente, ogni pittore contemporaneo figurativo è, in qualche modo, debitore alla grande svolta che ha innescato il novecento con Cézanne e la consapevolezza formale che ne è seguita. Io amo anche la gestione del colore di Bonnard ma il mio segno di base, il mio alfabeto visivo, è più autonomo e – a volte – quasi astratto.
Posso chiederle a quali progetti futuri sta lavorando?
Attualmente, non ho ancora progettato altre occasioni espositive successive a quella in corso.
Emanuela Borgatta Dunnett
° Mostra aperta al pubblico fino a domenica 2 giugno, il sabato dalle 15 alle 18.30, la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.30.