Mostre tra estate ed autunno

Leonor Fini e Fabrizio Clerici – Insonnia

Due mostre magnificamente singolari e ricercate animano l’estate (e l’autunno) espositivo italiano.

Partiamo dalla mostra dedicata a Leonor Fini e Fabrizio Clerici, presso il Mart di Rovereto, curata da Denis Isaia e Giulia Tulino, in collaborazione con l’Archivio Fabrizio Clerici.

Anime affini quelle dei due pittori, illustratori, scenografi, costumisti, accomunati dagli stessi riferimenti estetici e culturali, che ricordano la simile liason tra la Fini ed Enrico Colombotto Rosso. L’esposizione di Rovereto segue l’amicizia particolare, nata a Parigi negli anni Trenta, frequentando gli stessi salotti intellettuali dell’epoca sia europei sia statunitensi, alimentando un sodalizio che sarebbe durato per sempre.

Impossibile incasellare la loro poliedrica arte in un solo movimento, ma toccò – senz’altro – la metafisica, il surrealismo e le avanguardie. Varietà ben illustrata sia in mostra, con le oltre 400 opere esposte, sia dal poderoso ed imprescindibile catalogo, ricco di saggi critici ed approfondimenti storici che da tempo mancano a quelli che dovrebbero essere gli apparati di approfondimento, di corollario alle varie esposizioni nazionali e non.

L’allestimento cronologico è intervallato da numerosi affondi tematici dedicati alle passioni condivise dai due artisti. Lungo il percorso espositivo il lavoro di Fini e Clerici si confronta con le opere dei loro maestri, come Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Arturo Nathan, Bruno Croatto, ma anche dei loro compagni di viaggio, come Stanislao Lepri, Eugène Berman, Pavel Tchelitchew e dei loro eredi, come Enrico d’Assia ed Eros Renzetti.

Da un’idea di Vittorio Sgarbi, l’excursus è – davvero – vertiginoso e le creature fantastiche al cospetto che quale non possiamo far altro che interrogarci sono destinata ad accompagnarci anche dopo aver lasciato le strabilianti sale di una mostra da non perdere.

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Accadde in Verisilia

La seconda esposizione è ospitata dal Forte Leopoldo I, a Forte dei Marmi ed è dedicata al fermento artistico che vide nella Verisilia il suo punto di massimo splendore a cavallo tra ‘800 e ‘900, quando il bel mondo e l’intellighenzia dell’epoca confluivano in questo luogo magico per dare e trarre ispirazione.

Villeggianti insieme a marinai, contadini, cavatori: mondi diversissimi, spesso solo tangenti. Affascinanti, non meno del paesaggio, agli occhi degli artisti italiani e stranieri che si fecero stregare dalla Versilia: da Puccinelli a Fontanesi, Signorini, Cabianca, Viner, Lear, Vedder, Skovgaard, Poingdestre, tra i molti.

Accadde in Versilia” è una mostra curata da Elisabetta Matteucci, Francesca Panconi e Claudia Fulgheri e focalizza l’indagine su tre grandi protagonisti di quel momento magico: Plinio Nomellini, Lorenzo Viani e Moses Levy, con una sublime selezione di capolavori, alcuni non visti da tempo, altri appartenenti a collezioni permanenti molto note, com’è il caso della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.

Plinio Nomellini agli inizi degli anni Novanta orienta il proprio linguaggio verso nuove sperimentazioni, sia divisioniste, grazie alla frequentazione di Pellizza da Volpedo, sia neo impressioniste, importate da Parigi. Il suo incontro del 1903 con Giovanni Pascoli aggiunge una svolta simbolista alla sua pittura.

Le ridenti e pacate immagini della Versilia offerte da Nomellini e, successivamente, da Moses Levy sono bruscamente deviate dal potente e magmatico espressionismo di Lorenzo Viani che mette a punto l’alfabeto più adatto a descrivere, tutt’uno, il volto più scuro di quella terra e il popolo di diseredati che la abita. É il caso della ieratica immagine della Moglie del marinaro, Sul molo. In attesa del rientro delle barche, Peritucco con il fiocco rosso, della scarna china dei Viandanti e di Vecchio pescatore. La sua è un’arte che si ispira, spesso, alla dimensione drammatica della quotidiana vicenda degli umili, di chi fieramente si oppone o con fatica sopporta la durezza della vita. Con il disegno cattura la miseria ma anche la speranza che gli uomini portano scolpite nelle rughe del volto.

La terza sezione è dedicata a uno dei massimi protagonisti della stagione artistica versiliese dei primi tre decenni del ‘900, Moses Levy. Tunisino di nascita, elesse questa terra a sua patria, divenendo uno dei più ammirati e suadenti cantori di quella che potrebbe definirsi come una tarda “belle époque” versiliese, rovescio estetico-iconografico del più grave scenario presentato dall’amico Lorenzo Viani.

Una mostra per (ri)scoprire tre talenti eterogenei, per una sorprendente rivisitazione della Versilia.

Emanuela Borgatta Dunnett

Info:

Leonor Fini Fabrizio Clerici – Insomnia

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Accadde in Versilia

Fino al 05/11/2023